mercoledì 12 ottobre 2011

Ba ba ba ba

Hai cominciato a emettere i primi suoni consapevoli. Ti lasciamo nel lettino e ti ritroviamo che fai "bababababa", qualche volta ti esce anche un "mamamama". Altre tre settimane e mamma torna al lavoro, non si vuole staccare da te, glielo leggo negli occhi la sera quando torno e vi trovo che giocate sul tappeto. Ti mette a letto e pensa che fra qualche giorno non avrà tutta la mattina da passare con te, solo il tempo di stringerti un po' prima di essere inghiottita dalla metro e dal rumore di Roma. Inizi ad andare al nido, a fare la tua strada già da solo, ne sei capace anche se piangi quando mamma ti lascia solo, hai già fatto così tanto che tutto il resto sembra una formalità.

mercoledì 5 ottobre 2011

sono passati piu' di sei mesi...

...dall'ultima volta che ho scritto. E i motivi sono due. Primo. Non hai dormito tantissimo nei primi sei mesi della tua vita! Secondo. Dopo aver raccontato di come sei venuto al mondo dovevo parlare della tua labiopalatoschisi. E non sapevo come iniziare. E mi sono detto, forse certe sensazioni e' meglio che rimangano nel passato, offuscate nei ricordi personali di te bambino che impari a fare mille altre cose e non sai che alla tua eta' hai gia' scalato vette molto alte. Poi parlando con Anna qualche giorno fa ci siamo ricordati che la sera prima del tuo intervento non volevi mangiare. Eri troppo eccitato dall'ambiente dell'ospedale, dalle facce sconosciute, dai giocattoli mai visti. Le 23.00  era l'ultima ora utile, dopo ne' liquidi ne' solidi, solo l'attesa della sala operatoria. Mamma era disperata, tentava in tutti i modi ma tu non prendevi una goccia di latte. Alle 22.00 sono andata via dall'ospedale dicendole: Devi rimanere sola con lui, si rilassera', vedrai che ce la fai a farlo mangiare. Sono andato nella casa degli amici che mi ospitavano, alle 23.04 il messaggio: Samuele ha mangiato. Ecco, in questi primi mesi la tua vita per noi e' stata cosi', una salita piena di piccoli grandi successi. Forse e' giusto che io continui a scriverne e che tu lo sappia.

venerdì 18 marzo 2011

Tua madre ti aspetta impaziente

Ovviamente il tuo arrivo al mondo non è passato inosservato. L'ignoranza dei medici diventa pericolosa il fine settimana, quando si sentono più vulnerabili. Sabato dopo essere nato sei stato tutto il giorno con noi. Domenica no. Alle 13.00 la caposala del nido ci chiama e ci dice che ha deciso che da oggi è mamma, ancora lacerata dal parto, che si deve trascinare al nido per dare da mangiare al suo uccellino. Mancano i pediatri che le speghino che tu non hai bisogno di nessun monitoraggio, solo di pazienza e amore. Ti riportiamo al nido. Lei ci accoglie a brutto muso, le rispondiamo per le rime. La tensione si scioglie leggermente. Poi lei fa un gesto che mi lascia perplesso. Passa accanto alla tua culletta e ti accarezza la testa, come se fosse lei a sapere come prendersi cura di te. Le vorrei urlare che non si deve permettere di toccarti, che sappiamo noi come prenderci cura di te. E' un giorno triste. La sala di attesa del nido è la stessa di quella dei genitori che hanno i figli appena nati in terapia intensiva. In un viavai di neogenitori felici e di nonni che scattano foto c'è questo piccolo girone d'inferno di mamme e papà che possono vedere i loro piccoli solo qualche ora al giorno. Le infermiere passano, vengono intercettate dai genitori ansiosi per i loro figli, proseguono spazientite, aprono la porta della Terapia Intensiva dove non sono ammessi estranei. Poi si fermano, un piede di qua e uno di là, e buttano una risposta a caso. Abbiamo fatto bene ad andare via da questa città ruvida per curarti. Mamma soffre a vederti lì, ma tu succhi dal biberon, al tuo ritmo lento ma che già promette benissimo. Le infermiere sono sorprese da come mangi. Ci spiegano che potresti avere dei rigurgiti pericolosi per la tua salute, non sanno che noi ne sappiamo molto più di loro della tua salute. Non le contraddiciamo, sarebbe inutile. Dobbiamo solo portarti a casa. Il giorno dopo è lunedì, è tornato il direttore del nido, un pediatra tarchiato con i baffi, con il cercapersone con lo stemma della Lazio. Mamma è decisa a combattere per darti da subito una vita normale. Chiama il nido. Vuole sapere se arriverai da lei come tutti gli altri bimbi dalle loro mamme. Le dicono subito di sì, lei piange dalla gioia, si trascina in bagno, perde ancora molto sangue ma la aiuto a fare una doccia. Non vuole farsi sorprendere discinta dal suo angelo, si mette la vestaglia pulita, si trucca e inizia a pettinarsi, non si regge in piedi dal dolore ma passeggia nervosa per la stanza in attesa del tuo arrivo. La guardo dal corridoio, sembra un'adolescente al suo primo appuntamento. E' al telefono, racconta che tu stai per arrivare: "Oggi me lo portano",dice. Si passa le dita fra i capelli e passeggia avanti e indietro. Il ricordo di Anna che cammina ansiosa in attesa del suo cucciolo ingiustamente portatole via per un giorno non mi lascerà mai. Sarà uno dei più belli della mia vita. E infine arrivi, ti porta un'infermiera molto dolce, che ha avuto il buon cuore di non coprirti il viso con il lenzuolo come ha fatto qualche sua collega. Entra nella stanza spingendo la tua culletta, tua madre ha le lacrime agli occhi. L'infermiera si ferma due minuti con noi, dice che sei il suo preferito, che sei dolcissimo, che ogni tanto nel nido passa e ti dà un bacio. E' un bel giorno.

mercoledì 2 marzo 2011

Sei arrivato ed è già passato un mese

Piccolo tesoro, sei arrivato all'improvviso di venerdì con una settimana di anticipo rispetto ai tempi della medicina, due rispetto ai nostri tempi. Mamma ha cominciato a capire che presto ti saresti affacciato, siamo partiti per l'ospedale la mattina di venerdì 21 gennaio, ho chiamato in ufficio per dire che sarei arrivato probabilmente tardi. La valigia era già pronta da qualche giorno, la pancia di mamma sempre più grossa.
All'arrivo in ospedale un primo segnale: troviamo parcheggio facilmente nella zona non a pagamento. Vuol dire che qualcuno ci aspettava e che dovremo rimanere a lungo. Arriviamo nella sala travaglio, attaccano mamma al rilevatore di contrazioni e sorpresa delle sorprese: tu sei già lì che spingi! Ci dicono che oggi è il giorno buono, stai arrivando a farci visita.
Mamma ha comprato una vestaglia bella per accoglierti come meriti. Andiamo nella stanza che ci hanno riservato, mamma è così forte che quasi non sente le contrazioni tanto è eccitata. Vuole che le faccia tante foto, vuole avere un ricordo vivo di come sono stati gli ultimi istanti di un'attesa così lunga. Le comunicano che non può mangiare, ci rimane male! Finalmente è pronta per andare in sala travaglio. Andiamo insieme, avvertiamo i nonni e gli zii che oggi arrivaerai. Chiedo che mi portino i jeans, non voglio che al tuo arrivo mi trovi vestito per il lavoro. L'ostetrico che segue te e mamma si chiama Andrea Giovannini, te lo farò conoscere, è una persona speciale, la prima che ti ha visto arrivare. Sono le 13.00, il tempo passa abbastanza velocemente. Mamma comincia a sentire le contrazioni sempre più forti, le fanno l'epidurale. E' una leonessa tua mamma. Praticamente si annulla nel dolore fisico del tuo arrivo, completamente assorbita da quello che succederà dopo, quando tu sarai con noi, quando si dovrà prendere cura di te. Alle 5 di pomeriggio arrivano i nonni, che si sistemano nella stanza in attesa, io mi cambio, metto i jeans, finalmente sono pronto per incontrarti. Torno nella sala travaglio e trovo mamma sconvolta, guardo il tracciato del tuo cuore e mi prende un colpo, è andato in caduta librera per oltre un minuto, fortunatamente Andrea e Alfonso sono stati  così bravi da calmare le contrazioni con un'iniezione di spasmex. Tutto torna tranquillo, ma mamma è preoccupata, non vuole più stare da sola e non vuole più saperti staccato da lei. Ha deciso che devi uscire, presto, che ti deve abbracciare e guardare negli occhi, rassicurarti, dirti che tutto va bene, che non c'è niente da temere, che lei è lì con te. Comincia a spingere forte, trattiene il dolore tra i denti, io le tengo la mano, l'ostetrico mi chiama, si vedono i tuoi capelli affacciarsi. Succede tutto all'improvviso. Andiamo in sala parto. Mamma si alza col pancione che ha raggiunto le sue dimensioni massime, viene accompagnata in sala parto. Io raccatto le nostre cose in giro per quella stanza che ci ha accolto nel giorno più bello della nostra vita. Raccolgo i vestiti, il faldone con tutte le analisi mediche, i documenti, la burocrazia, le notizie belle e brutte dateci dai medici che hanno preceduto il tuo arrivo e che ora non contano più niente. Ora contate solo tu e mamma, che state per separarvi, ma che non vi separarete mai. Ora conti solo tu, che stai per venire a questo mondo che non è perfetto, ma è quello nel quale mamma e papà si sono incontrati, innamorati, nel quale ti hanno desiderato e atteso e nel quale ti accompagneranno meglio che possono. Mamma si stende sul lettino della sala parto e spinge, sbuffa con tutte le sue forze, è la cosa più bella che abbia mai visto. Cancella il dolore che invece c'è, è fortissimo, non la farà dormire per due notti dopo. Tu non ne vuoi sapere di uscire. Il ginecologo deve aiutare e spingere la pancia. L'ostetrico bravissimo fa una mossa che ti disimpegna la testa, sembra stia girando un volante e esclama :"Ah ecco, aveva un arto impegnato". Attimo di panico. Cos'è un arto impegnato, mi chiedo? Ma non faccio in tempo a preoccuparmi che lui ti tira fuori, sembri un salsicciotto tutto schiacciato e piegato su te stesso. Ti passa alle dottoresse che ti afferrano, tu metti il broncio e infine piangi, urli a squarciagola e sei bellissimo, lungo e affusolato, pieno di capelli. Hai il labbro tutto aperto sotto la narice sinistra, il segno che sei proprio tu, l'angelo che aspettavamo, così come lo aspettavamo. Sei uscito dalla cosa più bella che c'è, non potevi che essere di una bellezza divina. Tua madre che non smette di chiedere come stai e di girarsi per guardarti. Finito il controllo ti coprono e ti stendono sul suo petto e finalmente tu ti calmi e lei invece piange. Ha smesso di preoccuparsi, ora sei lì, ora si può prendere cura di te, ora c'è lei. Io le accarezzo i capelli, accarezzo i tuoi. E infine succede una cosa meravigliosa. Apri gli occhi. Due volte. La nostra vita non sarà mai più la stessa.

lunedì 27 dicembre 2010

manca un mese

Angelo nostro, manca esattamente un mese al termine della gravidanza.  Ti sei messo in posizione, il ritmo del tuo singhiozzo scandisce la nostra attesa. Abbiamo appena cambiato casa, la tua cameretta è quasi pronta. Mamma non voleva farci entrare nessuno durante il trasloco, diceva che gli operai gliela impolveravano. Il tappeto colorato è steso per bene, la lampada a forma di mucca è accesa, i tuoi giocattoli ti aspettano. Mamma ha deciso che i giochi italiani sono troppo banali per il suo cucciolo. Ha ordinato dall'Olanda una schiera di pupazzi e peluche pronti a tenerti compagnia. La sera quando parliamo a letto cerchiamo di capire quale sarà il tuo preferito. Io sono di parte e tifo per Basile, la scimmietta carillon che ti abbiamo fatto ascoltare nel pancione. Speriamo che al tuo arrivo tu lo riconosca e che ti renda questo mondo un po' più familiare. Un giorno ti scriverò di tua madre.

venerdì 26 novembre 2010

notte

Tesoro mio, sono le 5 del mattino, mamma dorme, tu insieme a lei.
E' il primo messaggio che ti scrivo, è giusto farlo a quest'ora, tante altre notti sono stato sveglio pensando a te. Fai sogni d'oro fiorellino nostro.
Papà